L’Artico non esisteva con concentrazioni di CO2 a 400 ppm, 2 milioni di anni fa


I dati climatici che emergono dal fondo di un lago russo mostrano che l’Artico era più caldo milioni di anni fa, quando la concentrazione di anidride carbonica era simile alle concentrazioni attuali.

I dati climatici che emergono dal fondo di un lago russo mostrano che l’Artico era più caldo milioni di anni fa, quando la concentrazione di anidride carbonica era simile alle concentrazioni attuali. Questo potrebbe significare che anche piccole variazioni di anidride carbonica possono influenzare il clima dell’Artico.
Nel periodo che va da circa 3,5 a 2 milioni di anni fa il livello di anidride carbonica nell’atmosfera era approssimativamente paragonabile a quello di oggi. Questo porta gli scienziati a concludere che relativamente piccole fluttuazioni dei livelli di anidride carbonica possono avere una grande influenza sul clima artico, secondo una nuova analisi della più lunga carota di sedimenti terrestri mai raccolti nella regione artica.
“Uno dei nostri principali risultati è che l’Artico è stato molto caldo tra il Pliocene e il Pleistocene inferiore – tra circa 3,6 e 2 milioni di anni fa – quando altri studi avevano già suggerito che l’anidride carbonica atmosferica non era molto più alta dei livelli che vediamo oggi”, ha detto Julie Brigham-Grette, della University of Massachusetts Amherst.
Brigham-Grette è la ricercatrice principale del progetto della un National Science Foundation (NSF) per la raccolta dei sedimenti e autore del nuovo studio pubblicato questa settimana sulla rivista Science che descrive i risultati.

“Questo potrebbe dirci dove stiamo andando nel prossimo futuro. In altre parole, la risposta del sistema Terra a piccole variazioni di anidride carbonica è più grande di quanto suggerito dai modelli climatici precedenti,” ha detto Brigham-Grette.
I dati provengono dall’analisi di un cilindro continuo di sedimenti raccolti dai ricercatori dell’NSF dal fondo del lago ghiacciato di El’gygytgyn, il lago più profondo nella regione artica russa di nord-est, che si trova 100 chilometri a nord del Circolo Polare Artico. La perforazione fa parte di un progetto internazionale.

La trivellazione delle catore di ghiaccio è avvenuta nei primi mesi del 2009.

Analisi del nucleo sedimento fornisce “una finestra eccezionale delle dinamiche ambientali, finora impossibile”, ha osservato Brigham-Grette.
“Mentre i dati geologici esistenti dell’Artico contengono importanti indicazioni su questo periodo di tempo, ciò che noi presentiamo è l’archivio cronologicamente più completo di informazioni sul passato dei cambiamenti climatici di tutte le zone artiche,” ha detto. “E’ come leggere un romanzo poliziesco, possiamo andare indietro nel tempo e ricostruire come l’Artico si è evoluto, con solo poche pagine mancanti qua e là.”
I risultati delle analisi di base, secondo Brigham-Grette, hanno “implicazioni importanti per la comprensione di come l’Artico sia passato da un paesaggio boscoso, senza lastre di ghiaccio ad un paesaggio di ghiaccio e neve come lo conosciamo oggi.”

Il “Lago E”, come viene spesso chiamato, si è formato 3,6 milioni anni fa, quando un meteorite, forse di un chilometro di diametro, ha colpito la Terra e ha creato un cratere del diametro di 18 km. Sul fondo del lago si sono progressivamente accumulati strati di sedimenti dall’impatto iniziale.
Il lago si trova anche in una delle poche zone dell’Artico che non sono state erose da strati di ghiaccio continentali durante le ere glaciali. Quindi in quel punto è presente uno spesso strato di sedimenti continui, rimasti incredibilmente indisturbati. I campioni che provengono da quel lago risalgono ad un tempo geologico quasi 25 volte più lungo di quello che si può desumere dalle carote di ghiaccio della Groenlandia, che coprono solo gli ultimi 140 mila anni.

Un importante fattore per comprendere la storia geologica e climatica del pianeta in questi milioni di anni è anche la presenza nel ghiaccio di polline fossile, che comprendono anche douglas e cicuta, che chiaramente non sono piante presenti attualmente nella regione artica oggi, soprattutto al di sopra del circolo polare. Il polline permette la ricostruzione della vegetazione che c’era intorno al lago in passato, che a sua volta permette di dipingere un quadro delle temperature del passato e delle precipitazioni.

Un altro dato significativo sono le temperature medie che si desumono dall’analisi dei dati. Nel Medio Pliocene le temperature estive erano di circa 15-16 gradi centigradi, circa 8 gradi superiori a quelle di oggi, e le precipitazioni erano tre volte superiori.

“Abbiamo dimostrato che questo calore eccezionale a nord del Circolo Polare Artico coincide con un lungo intervallo di 1,2 milioni di anni, lo stesso periodo di tempo in cui altri ricercatori del progetto ANDRILL hanno dimostrato la calotta antartica occidentale non esisteva,” sottolineano gli autori.

Quindi entrambi i poli condividono una storia comune, ma il ritmo del cambiamento differiva nel passato.

Le ricostruzioni paleoclimatiche del Lago E e la modellazione del clima sono in linea con le stime fatte da altri gruppi di ricerca che supportano l’idea che la sensibilità del clima terrestre al biossido di carbonio potrebbe essere superiore a quella indicata nella relazione del 2007 del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), non proprio una buona notizia, che si va a sommare a quella del superamento dei 400 ppm di CO2, un evento senza precedenti nella storia dell’uomo.