Terra dallo spazio: Il Meteor Crater


La missione Copernicus Sentinel-2 ci porta sopra il Meteor crater, noto anche come il cratere del meteorite Barringer.

Circa 50 000 anni fa, un meteorite di ferro-nickel, stimato della larghezza di 30-50 metri, si è schiantato nel Nord America e ha lasciato un enorme buco in quella che oggi è conosciuta come Arizona. L’impatto violento ha creato un buco a forma di ciotola di oltre 1200 m di diametro e 180 m di profondità in quella che un tempo era una pianura piatta e rocciosa.

Durante la sua formazione, milioni di tonnellate di calcare e arenaria sono state spazzate fuori dal cratere, coprendo il terreno per oltre un chilometro in ogni direzione con una coperta di detriti. Grandi blocchi di calcare, delle dimensioni di piccole case, sono stati gettati sul bordo.

Una delle caratteristiche principali del cratere è la sua forma quadrata, che si ritiene sia causata da fratture nella roccia che lo hanno fatto staccare in quattro direzioni all’impatto.

L’ampia prospettiva di questa immagine mostra il cratere nel contesto dell’area circostante. L’impatto si è verificato durante l’ultima era glaciale, quando la pianura intorno era coperta da una foresta dove pascolavano mammut e bradipi giganti.

Con il tempo, il clima è cambiato e si è asciugato. Il deserto che vediamo oggi ha contribuito a preservare il cratere limitando la sua erosione, il che lo rende un luogo eccellente per conoscere il processo di craterizzazione da impatto.

I crateri da impatto fanno inevitabilmente parte dell’essere un pianeta roccioso. Si verificano su ogni corpo planetario del nostro sistema solare, indipendentemente dalle dimensioni. Studiando i crateri da impatto e i meteoriti che li causano, possiamo imparare di più sui processi e sulla geologia che modellano il nostro intero sistema solare.

Negli ultimi due decenni, l’ESA ha monitorato e analizzato gli asteroidi che viaggiano vicino alla Terra. I prossimi telescopi Flyeye dell’ESA esamineranno il cielo per studiare questi oggetti vicini alla Terra, utilizzando un design unico di occhi composti per catturare immagini a campo largo, che miglioreranno il rilevamento di asteroidi potenzialmente pericolosi.

La navicella spaziale Hera dell’ESA, lanciata entro la fine dell’anno, esplorerà da vicino gli asteroidi e migliorerà la nostra comprensione di questi corpi celesti e ci aiuterà a prepararci al meglio per potenziali futuri sforzi di deviazione degli asteroidi.

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