Le Costellazioni Zodiacali


Già dal Paleolitico, l’uomo primitivo aveva una considerevole conoscenza riguardo ai moti dei corpi celesti. Ne abbiamo dimostrazione da numerosi manufatti e da reperti archeologici antichissimi. Osservare il cielo era dunque una pratica diffusa in tutte le civiltà antiche, non solo perché aiutava le popolazioni nomadi a orientarsi nei loro spostamenti, così come le popolazioni stazionarie a ritrovare la via del villaggio dopo le battute di caccia, ma principalmente perché consentiva di avere dei riferimenti abbastanza precisi sul trascorrere del tempo sia di giorno che di notte. Non conoscendo le cause dei moti diversi tra il Sole, la Luna e alcuni oggetti molto luminosi (i pianeti) rispetto alle stelle “fisse” della volta celeste, si cercava anticamente una spiegazione divina della giostra di oggetti luminosi e, spesso, si associavano le divinità al Sole, agli astri con moti “anomali”, quindi ai pianeti, a particolari configurazioni stellari e a stelle singole molto luminose.

Per le popolazioni che dipendevano principalmente dall’agricoltura, conoscere in anticipo i cambiamenti climatici era inoltre una necessità essenziale.

Il metodo più utilizzato per il computo del tempo era l’osservazione costante del levare eliaco e della Luna
rispetto all’orizzonte. Il metodo era semplicissimo: bastava conficcare due bastoni in un terrapieno o erigere una struttura in pietra in maniera da poter mirare prospetticamente il sorgere del Sole sull’orizzonte nei giorni dei Solstizi e degli Equinozi, ossia nelle posizioni rispettivamente estreme e centrali dello spostamento graduale del levare eliaco sull’orizzonte.

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Questa “oscillazione” annua, causata dall’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre rispetto al piano di rivoluzione, avviene da nord verso sud nella sua massima lunghezza nel corso di sei mesi e da sud verso nord a ritroso per il restante semestre dell’anno. Gli estremi coincidono a nord con il Solstizio d’Estate, attualmente intorno al 21-22 giugno, e a sud con il Solstizio d’inverno, intorno al 21-22 dicembre; mentre il centro di tale percorso coincide intorno al 20-21 marzo con l’Equinozio di Primavera e al 22-23 settembre con l’Equinozio d’Autunno (le date variano a causa di coincidenze con gli anni bisestili). Si ricorda che negli Equinozi, il giorno e la notte hanno la stessa durata per tutte le località della Terra (12 ore per entrambi) e che i
Solstizi indicano le date in cui il Sole si “ferma” in cielo nel suo moto apparente nel punto più a nord e più a sud rispetto all’Equatore Celeste, quindi, anche rispetto all’orizzonte.

Queste situazioni erano facilmente rilevabili dagli attenti osservatori dei moti celesti quali erano i nostri antenati. Conoscendo gli spostamenti del levare eliaco dall’orizzonte, nonché della Luna e di alcune stelle brillanti, nel corso dell’anno si riusciva inoltre a determinare tutte le date di rilevante importanza per le culture e le religioni antiche.

A chi era abituato ad attendere l’alba per “controllare” da dove sorgesse il Sole, era semplice verificare che ai momenti degli Equinozi e dei Solstizi, questo si levava dopo 365 giorni in prossimità delle stesse stelle, quindi, è ragionevole supporre che anche le apparenti configurazioni di queste particolari stelle “fisse” assunsero moltissima importanza culturale e religiosa. Nacquero così le prime costellazioni della fascia zodiacale ma sicuramente queste non furono le
prime costellazioni a suscitare interesse.

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Per gli ovvi motivi di orientamento sopra citati, particolare attenzione era rivolta alla stella più prossima alla proiezione a nord dell’asse di rotazione terrestre se, ovviamente, si osservava da una latitudine a nord dell’Equatore terrestre.
Intorno alle stelle che occupano posizioni vicine ai Poli Celesti, durante la notte tutte le altre stelle sembrano ruotare e le più prossime, dette appunto “circumpolari”, restano visibili per tutta la notte.

Per questo motivo le costellazioni circumpolari hanno sempre suscitato elevato interesse.

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Tra queste, a nord l’Orsa Maggiore è sicuramente la più appariscente e secondo alcune interpretazioni antropologiche riguardanti il diffuso e antichissimo Culto della Grande Orsa, si ritiene persino che fosse nota intorno a 45.000 anni fa.

Attualmente l’astro che si trova in prossimità del Polo Nord Celeste è la Polaris, meglio conosciuta come Stella Polare, ossia una stella variabile di colore giallastro dell’Orsa Minore o Piccolo Carro, ma questa stella non è sempre stata la più prossima al Polo Nord Celeste.

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Oltre ai moti di rotazione e rivoluzione, la Terra presenta un complesso fenomeno della variazione di latitudine a causa
di fattori diversi. Il principale si deve al rigonfiamento equatoriale terrestre, il cui piano non coincide con quello dove giace il Sole nell’orbita terrestre se non nei momenti degli Equinozi. L’attrazione gravitazionale del Sole non è per questo diretta verso il centro della Terra e ciò provoca un’oscillazione del nostro pianeta simile a quella di una trottola. Il fenomeno prende il nome di Precessione Solare ma a questo si aggiunge anche l’influenza gravitazionale della Luna che incide ancor più consistentemente per la sua maggiore vicinanza alla Terra.

Complessivamente, il fenomeno della Precessione lunisolare provoca un lento spostamento retrogrado dell’asse terrestre che descrive nella volta celeste un moto conico che si chiude in poco meno di 26.000 anni, un cerchio (leggermente ondulato anche per effetto della Nutazione, fenomeno dovuto all’inclinazione dell’orbita lunare di 5° rispetto al piano dell’Eclittica e ad altri fattori orbitali del sistema Terra-Luna) il cui centro corrisponde alla proiezione dell’asse dell’Eclittica.

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Nutazione

Per fare un esempio, tra circa 14.000 anni sarà la stella Vega a occupare una posizione prossima al Polo Nord Celeste.

Tornando alle possibili conoscenze dei popoli primitivi, a causa di questo complesso moto oscillante dell’asse terrestre si verifica un lento spostamento verso ovest della posizione del Sole lungo l’Eclittica rispetto alle stelle retrostanti. Tale fenomeno è noto con il nome di “Precessione degli Equinozi” perché, appunto, anche i momenti degli Equinozi si spostano ogni anno di 50 secondi d’arco verso ovest, ossia verso la costellazione pre cedente dello Zodiaco.
Seppure si ritenga ufficialmente che la scoperta della Precessione risalga al primo secolo a.C. per merito dell’astronomo greco Ipparco, non è da escludere che il fenomeno (non le cause) fosse noto già in epoche di molto precedenti perché il “lento” spostamento equivale a un grado (1/360) ogni 72 anni e un grado, in questo periodo non così lungo, corrisponde a quasi un giorno, quindi, benché non ci fosse modo per annotare i fenomeni in maniera accurata in mancanza di una forma di scrittura complessa, non è da escludere che l’anticipo graduale delle stelle che annunciavano il levare eliaco in tutte le date dell’anno fosse noto diversi millenni prima. È così che nel corso degli ultimi 26.000 anni circa, al sorgere del Sole negli Equinozi e nei Solstizi si sono alternate tutte le costellazioni interessate dall’Eclittica, assumendo ognuna un diverso significato sociale e religioso per i popoli che si susseguirono sin dalla Preistoria antica.
Con l’invenzione della scrittura in Mesopotamia (con i primi pittogrammi intorno al 3000 a.C.) e in Egitto (con i primi geroglifici qualche secolo dopo) queste culture acquisirono uno strumento importantissimo per tramandare le conoscenze alle generazioni successive ma, per sviluppare una scrittura complessa, necessaria per trasmettere cognizioni astronomiche, occorse più di un millennio.

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Il cielo rappresentato dagli egizi.

Le rappresentazioni artistiche più antiche delle costellazioni zodiacali supportate da una forma di scrittura arcaica sono dunque babilonesi e risalgono alla fine del II millennio a.C., ma solo intorno alla metà del II millennio a.C. si cominciò ad avere una consistente documentazione con i significati religiosi, mitologici, culturali e astrologici attribuiti alle costellazioni zodiacali.

Le prime nozioni documentate di studi astrologici risalgono, infatti, alla Babilonia del 1.645 a.C. e in questi documenti non si menziona allo spostamento del Punto Gamma o primo punto di Ariete, nome che deriva dalla coincidenza in quel periodo con l’Equinozio di Primavera nella costellazione dell’Ariete(coincidenza passata nei Pesci intorno al 70 a.C. per effetto della Precessione e che continua a spostarsi a ovest lungo l’Eclittica alla velocità di 30° ogni 2.140 anni).

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Stele babilonese con raffigurata la Luna in fase crescente simbolo del dio Sin, il Sole e una stella.

Ciò potrebbe dimostrare che nella Mesopotamia del II millennio a.C. non erano a conoscenza del fenomeno dovuto alla Precessione. Di certo c’è che l’avvento della scrittura ha contribuito a far sì che le attribuzioni alle costellazioni dei presunti poteri sugli eventi umani o “interpretazioni astrologiche” subirono un sostanziale congelamento e smisero di evolversi nelle culture dei popoli successivi, mentre nelle mitologie si continuò a considerare gli spostamenti delle costellazioni rispetto agli Equinozi e Solstizi dovuti alla Precessione.
L’astrologia resta dunque legata ancora oggi alle regole originali che, come allora, per comodità divide l’Eclittica in 12 parti o “12 segni” di 30° ciascuno a partire dal Punto di Ariete.

Già dal primo documento di un oroscopo che risale al 410 a.C. si possono trovare le regole e le interpretazioni principali vecchie di almeno un millennio anche se tutti i momenti fondamentali degli Equinozi e dei Solstizi fossero prossimi o già passati alle costellazioni precedenti, come si nota nella tabella 1 dove sono evidenziate le epoche in cui, con la scrittura, si iniziò a descrivere le caratteristiche di ogni costellazione che, approssimativamente, coincideva con i segni.

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Tabella 1

Nella medesima tabella sono riportate le posizioni del Sole rispetto alle costellazioni nei momenti degli Equinozi e dei Solstizi con approssimazione di 10 anni, calcolate con i confini delle attuali configurazioni delle costellazioni zodiacali, confini che, occorre precisarlo, non sono stati sempre e ovunque gli stessi.
Per definizione le costellazioni sono aree designate nella sfera celeste con configurazioni di stelle luminose al loro interno.
Tolomeo ne elencò 48 nel II secolo d.C. e dal 1600 circa ne sono state aggiunte molte altre. Frammentare il cielo in costellazioni si rivelò gradualmente sempre più utile per riconoscere le stelle nelle loro posizioni ma, fino al 1928, non esistevano definizioni standard.

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Il planisfero stellare meridionale di Andreas Cellarius (1660).

Succedeva così che una costellazione avesse diverse configurazioni (seppure con differenze poco rilevanti) e diversi nomi secondo le origini geografiche e culturali. Ciò comportava difficoltà nell’identificazione delle stelle più deboli ai confini delle costellazioni e facili equivoci nel mondo scientifico, soprattutto dove la concentrazione stellare è più scarsa. Per risolvere questo problema fu stipulato nel 1928 un accordo internazionale fra astronomi che permise finalmente di mettere ordine a tale confusione: la volta celeste fu quindi suddivisa in 88 aree confinanti lungo linee di Ascensione Retta e Declinazione.

Nella tabella 2 si riportano le coincidenze delle costellazioni con gli Equinozi e i Solstizi riferite ai millenni e si evidenziano le costellazioni interessate a questi momenti astronomici nel periodo in cui nacque l’astrologia e nel periodo attuale.

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Tabella 2

Come sopra descritto, per effetto della Precessione, il Punto Gamma che segna la posizione del Sole rispetto alle stelle nel giorno dell’Equinozio di Primavera si sposta lentamente, mentre l’astrologia non considera questo fenomeno.
Andando poi a verificare il reale numero di costellazioni interessate al transito del Sole lungo l’Eclittica si riscontra che non sono dodici, bensì tredici e non per effetto dell’accordo che nel 1928 determinò confini più precisi tra le costellazioni. Ciò si può facilmente verificare nelle stampe antiche che, già dalle prime incisioni del XVI secolo di carte celesti a uso illustrativo nelle pubblicazioni scientifiche, riproducevano Ofiuco tra le costellazioni attraversate dall’Eclittica.

Nel periodo in cui si iniziò a trascrivere le regole dell’astrologia, la costellazione di Ofiuco non fu considerata probabilmente perché era (ed è tuttora) interessata solo marginalmente dal transito del Sole e la coincidenza in questa costellazione con l’Equinozio di Autunno era così lontana nel tempo che Ofiuco aveva ormai perduto d’importanza nel contesto culturale, religioso e astrologico di quel periodo storico.

Oggi si fa ancora molta confusione tra segni astrologici e costellazioni zodiacali e, a prescindere dalla fondatezza di quanto si afferma nelle previsioni astrologiche, si attribuiscono per errore alle costellazioni, quindi alle stelle, dei riferimenti astrologici che non possono avere.
L’astrologia si basa sulla posizione dei pianeti nei settori, o segni, inventati per dividere l’Eclittica in parti uguali e non si riferisce alle omonime costellazioni perché la posizione di un qualunque oggetto del Sistema Solare in un segno astrologico non coincide con la posizione delle stelle retrostanti appartenenti alla costellazione omonima che continua a spostarsi lentamente verso est per effetto della Precessione. La confusione si può riscontrare perfino nei calendari, dove si riportano soventemente le date dell’entrata del Sole nei segni astrologici.
In questi si dovrebbero considerare i moti celesti che determinano il computo del tempo anziché l’entrata del Sole nelle frammentazioni dell’Eclittica in uso all’astrologia perché i segni hanno confini totalmente differenti ed estranei all’Astronomia con cui si basa il calendario Gregoriano attualmente in uso.

Le uniche corrispondenze “astrologiche” ancora valide con il moto del Sole riguardano le date dei Solstizi e degli Equinozi che coincidono con gli inizi delle stagioni; date che non hanno subito gli effetti della Precessione e che coincidono ancora con le entrate del Sole nei segni dell’Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno.

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Tabella 3

Nella tabella 3 si riportano le date in cui il Sole entra realmente nelle costellazioni zodiacali e le date in cui entra nei segni.

Qualche accenno di mitologia

 

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Come già riportato, la documentazione storica in merito alle origini mitologiche delle costellazioni zodiacali risiede in gran parte in Mesopotamia ma le conoscenze furono ulteriormente sviluppate dagli egiziani, soprattutto dai greci e poi dai romani.
Per i greci il Capricorno raffigurava la rinascita del ciclo solare e rappresentava Amaltèa, nome della capra che allattò Zeus fanciullo quando la madre Rea lo sottrasse a Crono che lo voleva divorare.

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La capra Amaltèa fu poi assunta in cielo con i suoi capretti; uno dei suoi corni, che si era rotto, riempito di fiori e di frutta (detto cornucopia), fu donato a Zeus. Secondo un’altra versione Amaltèa sarebbe una ninfa che nutrì di latte di capra e di miele il dio Zeus da bambino quando questi si sarebbe nascosto in una grotta del monte Ditteo, nell’isola di Creta. Per i romani rappresentava il dio Pan, figlio di Ermes e della ninfa Penelope. Anche Pan aveva sembianze di capra, ossia zampe e corna caprine. Per i greci Pan era il dio delle montagne, dei campi, dei greggi e simbolo della vita agreste, nonché della fertilità per il suo vivere libero da freni morali.

Il culto di Pan proviene dall’Arcadia, regione centrale del Peloponneso dove si conduceva una vita pastorale e semplice, ma si diffuse facilmente in Attica (Atene) e fu assorbito dai romani che lo associarono alla costellazione del Capricorno per le sue sembianze caprine.

Civiltà precedenti l’associarono all’acqua a causa della coincidenza in questa costellazione con il Solstizio Invernale dal II al 1 millennio a.C. e, come per il Cancro che ospitava il Solstizio Estivo nello stesso periodo, ancora oggi i Tropici Sud e Nord portano i nomi di queste due costellazioni.
Per tale motivo si trova confinante con altre costellazioni legate all’elemento acqua (Acquario, Pesci, Balena e Pesce Australe) ed è tuttora rappresentato come capra con la coda di pesce. Infatti, per i popoli della Cina, della Mesopotamia e dell’Egitto questa costellazione era associata alla stagione delle piogge e gli Aztechi la descrivevano come un Narvalo.

L’Acquario rappresentava per i greci Ganimede, un bellissimo principe troiano figlio di Troo e di Calliroe che destò l’interesse del dio Zeus, da cui fu rapito e portato sull’Olimpo per assegnargli il compito di somministrare le bevande agli dei. Altre leggende lo descrivevano come Zeus stesso mentre versa l’acqua vitale sulla Terra, dai cui rivoli nascerà il fiume celeste Elidano.

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Zeus appare di frequente nelle mitologie delle costellazioni perché rappresentava “l’essere luminoso”, il dio della luce diurna spesso messo in rapporto con gli agenti atmosferici e con i fenomeni meteorologici, il fulmine soprattutto (suo strumento punitivo e arma prediletta) e, ovviamente, la pioggia. Per tutte le culture antiche l’Acquario simboleggiava comunque l’acqua o la pioggia a causa
dell’entrata del Sole in questa porzione di cielo nella stagione piovosa perché coincideva con il Solstizio Invernale fino alla fine del III millennio a.C.

I Babilonesi consideravano l’intera zona astrale come un “Mare” popolato di creature marine quali la Balena, i Pesci, il Capricorno, il Delfino e l’Acquario che era per loro la parte di cielo dominante.

Nei geroglifici egizi si rappresentava l’Acquario con lo stesso simbolo dell’acqua.

La costellazione dei Pesci è molto antica.

Il Solstizio d’inverno coincideva in questa zona di cielo dalla metà del VII a tutto il V millennio a.C. e, per questo, la costellazione è associata all’acqua essendo di tradizione antica corrispondente alla stagione delle piogge.

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Nella tradizionale mitologia greco-romana i Pesci incarnavano Venere e Cupido (suo fratello) che, per sfuggire al mostro Tifone, si gettarono nell’Eufrate e divennero pesci. Per altre versioni sono i due pesci che salvarono la dea Afrodite dall’annegamento, la quale per premiarli li pose in cielo a ricordo della loro impresa; oppure Afrodite ed Eros trasformati in pesci nelle acque in cui si gettarono per sfuggire ancora al mostro Tifone e, per non perdersi, li legarono per la coda.

Nell’Ariete gli Egizi vedevano il dio solare Ra, massima divinità egizia, probabilmente perché in questa costellazione coincideva l’Equinozio di Primavera nel II e I millennio a.C. e a ciò, come spiegato, si deve il nome del primo segno zodiacale da dove si inizia la suddivisione astrologica dell’Eclittica.

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Nel mito greco, invece, rappresentava l’animale cui il dio Ermes affidò i due figli del re di Tessaglia, Elle e Frisso, affinché fossero condotti nella Colchide, lontano dalla malvagità della loro matrigna. Durante il viaggio Elle cadde sulla Terra in quella zona che è oggi denominata Ellesponto (lo stretto dei Dardanelli). Frisso invece, una volta giunto a destinazione, sacrificò l’ariete agli dei conservandone poi la pelle (il vello d’oro) fino a che non fu conquistata da Giasone. I cinesi lo chiamavano il Cane e faceva parte di una figura che includeva il Toro e i Gemelli.
Il Toro contiene gli ammassi delle Iadi e delle Pleiadi rispettivamente le ninfe che allevarono il dio Dioniso e le sette figlie di Atlante. Per la mitologia greca “Tauros” era il toro bianco (rivelatosi poi Zeus in uno dei suoi tanti travestimenti) che rapì Europa, la giovane Io, tramutata in toro sempre dal re degli dei affinché la sua consorte Era non scoprisse la relazione con la fanciulla.

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Rappresentava anche il Minotauro del mito di Teseo e Arianna. In questa antica costellazione coincideva l’Equinozio di Primavera dalla metà del V alla fine del II millennio a.C. e per gli egizi era invece il bue sacro Apis, mentre gli arabi vedevano nella stella Aldebaran l’occhio del toro.

La costellazione dei Gemelli secondo i greci rappresentava Castore e Polluce (corrispondenti alle stelle principali della costellazione che hanno questi nomi), i due gemelli simboli della guerra e della pace che impersonavano i figli di Zeus, detti Dioscuri, nati da una relazione adulterina del dio con la regina di Sparta: Leda. Secondo una versione differente Leda li ebbe invece da due padri diversi, uno divino e l’altro mortale, quindi fratelli ma non gemelli. Erano anche i fratelli della famosa Elena di Troia e furono molto amati anche a Roma tanto che i romani eressero un tempio in loro onore e li assimilarono associandoli ai leggendari fondatori della città: Romolo e Remo e la costellazione era considerata importante in epoca romana perché in questa cadeva il Solstizio Estivo. Poseidone ne fece altresì i protettori dei naviganti e furono associati anche ai Fuochi di Sant’Elmo.

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Come per il Capricorno, nel Cancro cadeva il Solstizio d’Estate nel II e I millennio a.C. e ancora oggi i Tropici portano i loro nomi. L’associazione del Cancro con il granchio o con il gambero si deve al moto laterale di questi animali che ricorda il moto del Sole che rallenta e inverte il suo cammino dopo il Solstizio. Nella mitologia greca, il Cancro è associato alla leggenda delle mitiche 12 fatiche di Ercole perché in una di queste, la lotta contro l’Idra, dovette anche schiacciare un granchio inviato da Era, regina dell’Olimpo, per disturbarlo e farlo morire nell’impresa avendo scoperto che l’eroe era figlio illegittimo di suo marito Zeus.

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Anche nel Leone cadeva il Solstizio Estivo in epoche molto remote: dal IV al II millennio a.C. e la sua origine si perde nelle leggende molto antiche. Per i sumeri era la dea Ereshkigal, o la dea Inanna, associata al leone alato; per gli egiziani impersonava il dio Sole Ra od Osiride e anche Hathor, probabile figlia del Sole Ra, che era rappresentata con sembianze di leone o di mucca. Furono molte le divinità femminili associate a quest’animale: Horus era rappresentata con la testa di leone e disco solare, Mehit con testa di leone, Tefnut con la testa o di mucca o di leone sovrastata dal disco del Sole. In Tibet adoravano Tara la dea leonessa tibetana, mentre in Africa Nyavirezi aveva sembianze di leone; Chiu-Shou era invece una divinità cinese rappresentata come un leone che assumeva fattezze umane. Per i greci era il leone di Netnea, ucciso e scuoia to da Ercole nelle sue dodici fatiche.

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La Vergine è una delle costellazioni più antiche e sin dalle prime descrizioni simboleggiava una dea o la madre di un dio. Il Solstizio Estivo è giaciuto entro i suoi confini per ben tre millenni prima che questo entrasse nel Leone a causa delle sue grandi dimensioni: dagli inizi dell’VIII agli inizi del V millennio a.C.
Per le antiche credenze indiane era Kanya, madre di Krishna, mentre per i babilonesi era Ishtar, per gli egizi Isis o Iside e in Sassonia Eostre. Per i greci era associata al mito della Gran Madre raffigurante Demetra o Cerere, mito giunto anche ai romani, oppure Astrea, figlia di Giove e di Temi.

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Nell’era medievale è stata poi identificata dai cristiani con la Vergine Maria. Nella maggior parte dei casi rappresenta la dea della fecondità ed è raffigurata con un mazzo di spighe in corrispondenza della stella principale: Spica. Questo perché il levare del Sole in congiunzione con la stella corrispose al periodo della mietitura.

La Bilancia è l’unica costellazione dello zodiaco che non è raffigurata da un essere vivente. Sembra sia di epoca romana e probabilmente fu creata durante la dominazione romana in Egitto in onore di Giulio Cesare visto che uno degli Equinozi, quello d’Autunno, in epoca romana cadeva in questa costellazione e, essendo a conoscenza che nell’Equinozio la durata del giorno è uguale a quella della notte, i romani misero una bilancia tra le costellazioni a rappresentare l’equità. L’Equinozio d’Autunno ora si è spostato a ovest, nella Vergine. Dunque, precedentemente alla dominazione romana, la costellazione della Bilancia non esisteva, e al tempo dei greci e arabi una sua parte formava la costellazione dello Scorpione. E possibile che costituisse un riferimento importante in epoche remotissime quando nel IX – VIII millennio a.C. il Solstizio d’Estate cadeva in questa regione di cielo, ma sono andate perdute le mitologie di origini così remote.

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Lo Scorpione ha anch’esso una storia complessa riguardo ai suoi confini. Ha origini molto antiche e, come accennato, fino all’epoca romana comprendeva gran parte dell’attuale Bilancia dove si estendevano le chele dell’animale, o meglio le stelle che le rappresentano: la chela settentrionale si estendeva nel suo apice fino a Gamma che ora è Beta Librae, mentre quella meridionale occupa ancora nelle rappresentazioni una porzione di cielo nella parte bassa della Bilancia: da Pi fino a Sigma Librae. Nel III millennio a.C. cadeva in questa costellazione l’Equinozio d’Autunno e nel mito egizio rappresentava Io scorpione che punse il figlio del dio Osiride, Horus, mentre i greci lo immaginavano come l’animale che Era inviò contro Orione per punirlo della sua vanità. Altre versioni della mitologia greca raccontano che fu Apollo a inviarlo, così gli dei li posero in diverse e opposte zone della volta celeste. Nel racconto mitologico le frecce scagliate da Orione rimbalzavano sulla corazza dell’animale e un sagittario arrivò in suo aiuto. È per questo che il Sagittario è rappresentato mentre scaglia una freccia verso la stella Antares che si trova nel centro dello Scorpione.

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Riguardo a Ofiuco, il portatore di serpenti, nonostante oggi sia pressoché sconosciuta come costellazione dello Zodiaco è, in realtà, molto antica.

In questa cadeva l’Equinozio d’Autunno dagli inizi del V alla fine del III millennio a.C. È tra le costellazioni più ampie ed è l’unica che s’interpone a un’altra tagliandola a metà (il Serpente), ma sia nelle rappresentazioni sia nelle svariate mitologie compongono un unico soggetto. Per i greci era il Serpentario, una costellazione più ampia che comprendeva quelle attuali di Ofiuco e quelle adiacenti dette Testa e Coda del Serpente e rappresentava il dio Esculapio, fratello di Apollo e dio della medicina che, per la leggenda, prima di diventare divino era un medico in grado di resuscitare i morti. Era, ed è tuttora, rappresentato mentre sorregge il Serpente, simbolo della medicina, ancora oggi considerato
tale nella cultura occidentale a causa del suo cambiar pelle ogni anno che equivale al rinnovamento e, dunque, alla guarigione.

Per finire, il Sagittario che è tra le costellazioni più appariscenti.
Probabilmente la sua origine risale all’antica Babilonia o presso gli Assiri ed era ben nota al tempo dei greci. Dalla metà del VII agli inizi del V millennio a.C. cadeva in questa zona l’Equinozio d’Autunno e in quel periodo di grande sviluppo agricolo come risorsa economica si presume rappresentasse la minaccia dei pastori nomadi armati e a cavallo. Da qui forse nacque il mito del sagittario, essere selvaggio e immortale dall’aspetto per metà uomo e metà cavallo che per gli assiri eccelleva nell’arte della guerra.
Come già menzionato, era un’importante figura anche per i greci, per i quali invece eccelleva in tutte le arti, tanto che insegnò a Esculapio, figlio di Apollo, quella della medicina. Fu anche il tutore di Achille, l’eroe di Troia, oltre che di Giasone e di Ercole. Proprio quest’ultimo ne decretò la morte ferendolo per errore con una freccia durante lo scontro con l’Hydra. Chirone, gravemente ferito, supplicò allora Zeus affinché lo liberasse dalle sofferenze togliendogli il dono dell’immortalità. Il dio accolse le sue richieste portandolo poi eternamente in cielo a ricordo della sua saggezza.

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Attraverso le mitologie associate alle costellazioni abbiamo possibilità di comprendere che l’uomo ha sempre cercato di interpretare il volere degli dei attraverso “segnali” (o segni) per metterli in relazione con le vicende umane, ma occorre ricordare che le origini di queste interpretazioni risalgono a epoche in cui persino la disposizione delle nuvole, i fulmini, le interiora degli animali squartati e il volo degli uccelli avevano moltissima importanza per quelle culture al fine di prevedere il futuro.

Ovviamente, sulle altre fonti interpretative prevalse l’osservazione del moto degli astri con moti anomali rispetto alle stelle fisse perché, fortunatamente per i poveri animali sacrificati (e non solo animali), questi moti astrali offrivano possibilità di calcolo prevedibili in modo da poter sviluppare delle regole precise e poterle combinare con eventi o con caratteristiche umane altrettanto precise. Alcune simbologie sono in uso ancora oggi e si può così affermare che i presunti influssi astrali sulle nostre vicende personali e, in particolare, le caratteristiche di personalità attribuite ai nascituri nei dodici segni astrologici, abbiano radici molto lontane nel tempo, assai precedenti alla nascita della stessa astrologia e che, almeno in parte, siano ancora legate alle superstizioni e alle leggende associate anticamente alle omonime costellazioni.

A prescindere dalla fondatezza o infondatezza delle previsioni astrologiche e da ciò che avrebbero dedotto persino gli antichi ideatori dell’astrologia se fossero stati a conoscenza che dopo circa 2.140 anni il Punto Gamma si sarebbe spostato lungo l’Eclittica di 30° (un intero segno zodiacale), perché, in un’epoca in cui si costruiscono sonde capaci di raggiungere quelle misteriose luci con moti anomali nella volta celeste, si continua ad annunciare l’oroscopo mattutino con… “vediamo cosa ci consigliano oggi le stelle”, quando le stelle e le costellazioni non c’entrano nulla con i presunti e mai provati influssi dell’astrologia?